«Il problema dell’itanglese è un problema irrisolvibile se non si rinverdisce la nostra italianità» AUTORE: DARIO PIETRELLA*
La distruzione dell’italiano ha radici profonde, complesse e lontane. Cercherò di seguito di esporre la spiegazione che mi sono dato ma, evidentemente, può essere solo limitata e parziale essendo molto soggettiva.
Dopo una settimana che l’Italia aveva vinto il Campionato Mondiale di calcio nel 1982, andai a San Francisco, in California. Quando presentai il passaporto italiano alla ricezione dell’hotel «Four Seasons» l’impiegato mi strinse la mano con calore congradulandosi con me del risultato ottenuto dall’Italia. Non era la prima volta che venivo accolto in modo così caloroso, però in quel momento provai un senso di orgoglio di essere italiano. Mi era successo molte altre volte di essere orgoglioso perché ero italiano, quando vinceva la Ferrari, per esempio (adesso non vince più), ma soprattutto per le opere di ingegneria realizzate da imprese italiane. Ne elenco solo alcune.
Una è la diga sul Nilo, fra l’Egitto e il Sudan, ad Assuam, che ha formato il lago artificiale (poi chiamato «Nasser» in onore del presidente egiziano che l’aveva fortemente voluta), malgrado i pareri sfavorevoli sui possibili effetti collaterali. La diga fu costruita dalla nota impresa italiana di ingegneria civile, Impresit. Per costruire questa enorme diga si dovettero spostare tutti i monumenti che si trovavano nell’isola di Philae, situata al centro del lago che si sarebbe creato a seguito della costruzione della diga, altrimenti sarebbero stati sommersi dalle acque del lago Nasser e scomparsi per sempre. Fu un lavoro ciclopico che richiese tanto tempo, molta pazienza e soprattutto capacità tecniche d’avanguardia. I monumenti furono spostati e ricollocati altrove, esattamente come erano prima. Vennero segati in segmenti numerati e riposizionati così che ancora oggi si possono vedere ed ammirare e, come me, rimanere sbigottiti. Nelle riviste specializzate dell’epoca, non solo italiane, gli elogi alla Impresit non finivano mai. Il lago Nasser ci mise 12 anni per riempirsi, dal 1958 al 1970. Durante questo periodo tutti in Egitto parlavano della diga e del lago, per cui essere italiano era un onore.
Un’altra opera di ingegneria straordinaria è il gasdotto che parte dall’ Algeria poi va in Tunisia, attraversa il Mar Mediterraneo e arriva in Sicilia. Questo gasdotto si chiama Enrico Mattei, perché così vollero gli algerini per onorare il primo presidente dell’ENI, morto in un incidente aereo il 27 ottobre 1962. Il gasdotto fu progettato dalla ditta italiana SNAM e costruita dalla ditta Saipem, ambedue appartenenti all’ENI. Questo gasdotto venne ferocemente osteggiato dai francesi e americani, i quali sostenevano che era impossibile realizzarlo, giacché doveva attraversare il Mediterraneo ad una profondità in alcuni punti di 650 metri ed essere interrato per un metro. La Mckensey&Company, società di consulenza americana sosteneva che al massimo un gasdotto si poteva far passare nel mare ad una profondità massima di 15 metri. Quando fu realizzato e collaudato, la stessa società americana paragonò questa opera di ingegneria, per difficoltà e complessità, all’Operazione Apollo che portò l’uomo sulla Luna. Negli anni novanta quando andai in Algeria trovai algerini che orgogliosamente mi dicevano «moi j’ai travaillé avec les italiens«. Lo dicevano per sottolineare che erano particolarmente qualificati.
Ho menzionato solo le opere di ingegneria, ma che dire del cinema? Registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Ettore Scola, Mario Monicelli e tanti tanti altri. Gli attori? Vittorio Gassman in Francia era idolatrato. Per non menzionare Sordi, Manfredi, Tognazzi, Anna Magnani, Gina Lollobrigida e Sofia Loren.
Dagli anni ’60 agli anni ’90/’95 viaggiare come italiano era fonte di orgoglio. È vero che molti ci deridevano per la mafia, gli spaghetti e il mandolino, ma i fatti dimostravano che l’Italia c’era e contava. Adesso i giovani italiani ed anche i meno giovani si sentono inferiori. Il colmo dei colmi è che la più grossa impresa di costruzioni ha adottato un nome inglese, WeBuild (ex Salini). Molti italiani non si sentono più europei e pensano che tutti i mali dell’Italia siano colpa della Germania o della Merkel. La televisione è scaduta ad un livello impensabile solo qualche anno fa. Fa vedere solo programmi di cucina. Gli italiani non sembrano essere più ingegneri o tecnici, ma unicamente cuochi, e fra non molto neanche quello. Il problema dell’itanglese è un problema irrisolvibile se non si rinverdisce la nostra italianità. Altrimenti sprofonderemo sempre più. Distruggendo la lingua si distrugge un popolo. Ma questo è un altro argomento.
*DARIO PIETRELLA, dirigente di società ingegneristiche, vive da 20 anni in Algeria e parla correntemente, tra altre lingue, italiano, francese, arabo ed inglese.