
Inclusione esclusiva o esclusione inclusiva? Autore: Peter Doubt
Qualcuno riesce a spiegare la logica per la quale sempre più aeroporti d’Italia stanno sostituendo la lingua italiana con l’inglese? La foto qui sopra è dell’Aereoporto di Bergamo, un chiaro esempio di sostituzione, non di bilinguismo.
Immaginatevi una delle milioni di persone italiane che non parlano l’inglese. Sono milioni. Magari anche tua madre, tuo padre, tua zia, o te stesso.
Se hanno perso una valigia o un oggetto non potranno affidarsi alla segnaletica dell’Aeroporto di Orio al Serio (Milano Bergamo BGY). Saranno svantaggiati perché non capiscono l’inglese nel proprio Paese.
Nella foto sotto c’è poi un esempio del ritiro bagagli nello stesso aeroporto.
Tutto completamente in inglese.
Chi vi scrive si aspettava che il tabellone alternasse qualche secondo in inglese con qualche secondo in italiano (come è di costume in molti aeroporti europei). E invece, no. Sostituzione totale.
Poi però lì fuori è tutto un fioccare di campagne con #inclusion, ovviamente.
Resta da capire perché. Si guadagnano turisti eliminando l’italiano?
Esiste un turista che eviterebbe l’aeroporto X o Y perché lì la segnaletica non è in inglese o esclusivamente in inglese? Cosa stanno facendo le autorità italiane alla lingua italiana?

L’esclusione dell’italiano dovrebbe essere dichiarata illegale.
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Ho il forte sospetto che lo sia già, illegale.
Ci vorrebbe un ufficio legale che portasse avanti questa battaglia, perché – anche se certamente non da un punto di vista di tutela linguistica – mi piace illudermi che, se non in Italia, almeno a livello di Unione Europea esistano norme su trasparenza e inclusione.
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